Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare.
Nadar
Genova è una città che vuole rinascere dopo quello che ha attraversato negli ultimi anni, alluvioni, il ponte crollato, è una città ingegnosa una delle repubbliche marinare.
Abbiamo scelto di scattare Chiara, ventiquattrenne di Genova ma con origini croate in un luogo magico e particolare di Genova Villa Durazzo Pallavicini a Pegli, votato nel 2017 il più bel parco d’Italia.
Ringraziamo il comune di Genova per averci dato la possibilità di scattare le foto in questo luogo magico, sappiamo che non lo concedono facilmente.
La villa Durazzo Pallavicini è una storica dimora nobiliare che si trova in un vecchio quartiere residenziale del ponente cittadino. L’edificio, oggi di proprietà del comune di Genova, è sede del museo di archeologia ligure. È corredato da un parco di quasi 10 ettari, tra i maggiori giardini storici a livello europeo, comprendente il giardino botanico intitolato alla nobildonna Clelia Durazzo. L’ingresso al complesso della villa Durazzo Pallavicini si trova accanto alla stazione ferroviaria di Genova-Pegli.
Villa e parco nelle forme attuali risalgono alla metà dell’Ottocento, ma il complesso ha le sue origini da un palazzo di villa settecentesco della famiglia Grimaldi. Nella proprietà oltre ai Grimaldi furono interessate altre due importanti famiglie di quel tempo, i Durazzo e i Pallavicini, tutte imparentate fra loro.
Qui in questo luogo magico e storico abbiamo scattato Chiara, ragazza che all’inizio si presenta un po’ ermetica ma che poi si è aperta a noi, una ragazza che adora la musica, tanto che frequenta una scuola di canto e una band, con cui compone pezzi originali
Saltuariamente lavora come meccanico ma per auto e fuoristrada d’epoca.
“Ho deciso di partecipare a questo progetto anche se non molto sicura di me, affinché potessi dimostrare a me stessa che potevo realmente esserne all’altezza, perché quando si è più piccoli, non sempre avere i capelli rossi è una fortuna, si possono subire offese e scherni che rimangono come tatuaggi ma spesso il calore di alcune persone e l’impegno di altri come Ernesto fanno sì che il colore che ti hanno fatto odiare, diventa poi un motivo di orgoglio!”