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Giulia

Vorrei essere ricordato molto di più per una visione totale, piuttosto che per poche,
perfette, singole immagini.
Ernst Haas

La scelta della location è stata lunga e faticosa, la reggia di Rivalta o quello che ne resta è lontana dai fasti del passato ma rappresenta un luogo magico e incredibile, nonostante alcune zone abbandonate l’immensità del parco e le linee che si creano sono una cosa meravigliosa per noi fotografi. Giulia è del 1995, cie a Reggio Emilia e ci teneva a sottolineare il fatto che fosse del segno dell'ariete, in quanto dice che è alla base della sua personalità. Ci ha raccontato che i primi due terzi della sua vita fino ad oggi sono facilmente descrivibili come “travagliati” e riassumibili con due attività: studio e sport. I suoi genitori si sono
separati quando aveva tre anni e ha convissuto con la mamma, che ha un carattere parecchio difficile. Con suo padre non ho avuto un rapporto profondo da subito, ma è cresciuto col tempo e adesso hanno un legame davvero bello. Ama i suoi genitori, ma l’hanno fatto patire parecchio entrambi! Ci siamo subito accorti che è una ragazza piena di energie, di voglia di fare, sempre a studiare, con un sorriso malinconico difeso con tutte le forze, ogni giorno.

Ha frequentato il liceo classico, scuola che di certo, a suo dire, non l’ha aiutata a trovare pace e serenità, ma che ha temprato il suo carattere, insegnandole che la vita è una continua battaglia, la cui resa non può essere considerata. Da qui ha iniziato un periodo ribelle dove le giornate sui libri non erano più contemplate: studiava di notte perché di giorno non riusciva più, quasi non dormiva, satura di libri e ore consumate tra pagine lette e scordate il giorno dopo.

La scelta dell’università era un sogno condiviso da entrambi i genitori, che ormai da condividere avevano ben poco e per accontentarli si è iscritta a Beni Culturali a Parma e, purtroppo, ci ha messo più tempo del previsto a laurearsi!

Lei giustifica la lentezza nel dare gli esami al fatto che la scelta non è stata assolutamente di suo gradimento, sia perché ha lavorato dal primo all'ultimo anno. Già a vent’anni è andata a vivere da sola, scelta che le ha garantito un rapporto familiare più equilibrato Ci ha voluto poi anche raccontare di un acuto varismo femorale-tibiale con intra rotazione rotulea: in pratica una malformazione congenita dove l’assetto delle ossa di entrambe le gambe era scorretto affrontando cinque interventi, di cui due principali. Questo l’ha portata ad avere dolori a stare in piedi e a diventare invalida per lo Stato. Per concludere la
descrizione “abbreviata” della sua vita fin qui, ci teneva a raccontare anche le sue relazioni, che hanno avuto un ruolo primario e preponderante nella sua esistenza.

Tre anni con un ragazzo più grande di me di dieci anni, dai miei 16 ai miei 20 anni, forse l’amore della sua vita Successivamente ha avuto tre relazioni di un anno ciascuna: una piuttosto tranquilla, un’altra molto travagliata e un’altra ancora non particolarmente seria. Adesso sta vivendo la mia quinta relazione e, chissà, magari è quella giusta. Si considera realista, portata al pessimismo ma tendente all’ottimismo; crede in Dio e si ritiene cristiana; adora le volpi in modo morboso: ne ha anche una tatuata a colori nella schiena; il suo soprannome è “Yuki” e tra gli amici e conoscenti è diventato ormai il nome con cui viene chiamata; ha praticato gran parte degli sport esistenti e, alla fine, ha scelto lo sci e i roller blade; colori preferiti il giallo e blu elettrico anche se è solita vestirsi di nero,
o comunque di scuro; abita da sola al decimo piano in una casa che adoro con un gatto nero come guardiano; ha i capelli rossi e ne va fiera. All’inizio della sua vita il fatto di avere i capelli rossi è stato un ostacolo: si sentiva diversa, in quanto non vedeva altri come lei intorno e avrebbe desiderato non averli, questo è
certo, ma di complimenti ne prendeva parecchi sin da bambina. Eppure, ero diversa e me ne vergognavo. Aveva i capelli lisci e lucidi e gli occhi scuri. Il gene recessivo dei capelli rossi pensa di averlo preso dal mio bisnonno da parte di padre e dalla mia trisavola da parte di madre. Fortunatamente, bene o male, è sempre riuscita a farsi rispettare e ha avuto la fortuna di aver incontrato giovani buoni e intelligenti sul cammino non subendo particolari prese in
giro o atti di bullismo, se non per le solite frasi fatte dialettali che, all’inizio erano pesanti, ma per lei dopo sono diventate un vanto piuttosto che un’offesa.

Queste caratteristiche la rendono diversa dalle altre, unica, insieme a quel 2% della popolazione con il gene MC1R (gene del rutilismo) e di questo secondo lei dovrebbero esserne contenti e andarne fieri. Il sostegno di Giulia poi, la causa per cui è nato questo favoloso progetto: contribuire al supporto della causa contro il melanoma, ossia il tumore molto comune tra le pelli delicate ed eburnee dei rossi, sperando che, attraverso fondi sempre più consistenti, un giorno si riesca a curare questa malattia ad oggi anche mortale.

“Forse non ho qualità caratteriali o fisiche particolari, ma posso vantarmi di essere rutile. Faccio parte di quel 2% della popolazione mondiale e non provo invidia per nessun’altra. Sono soddisfatta e contenta di come sono, davvero… e devo ringraziare i miei capelli. Mi auguro che tutte le ragazze e tutti i ragazzi con i capelli rossi, spesso oggetto di bullismo e derisioni, riescano ad affrontare queste situazioni a cuor leggero, rendendosi conto di essere delle rarità!”

 

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Ernesto Parisi Photographer

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